biografia

Don Girolamo Maino, 
sapienza pastorale mite ma sicura

Domenica 24 ottobre, giornata missionaria mondiale, alle otto del mattino don Girolamo Maino ha finito la sua missione. 
In quella domenica nelle chiese sono state lette queste parole di Paolo: «Io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione» (Seconda lettera di Paolo a Timoteo 4, 6-8).
Sono i sentimenti con cui don Maino ha lasciato questa terra, dopo due mesi di malattia. 
Era il 24 agosto, festa di san Bortolomeo, patrono di Fossò, quando, terminata a stento la messa, era stato ricoverato all’ospedale di Dolo, appena in tempo per fermare una grave emorragia. Purtroppo gli esami dei giorni seguenti diedero risultati allarmanti: un tumore aveva intaccato il pancreas e già si era diffuso.  Risultavano impraticabili interventi chirurgici.
Ritornato a Fossò don Maino aveva cominciato la chemioterapia, ma l’acuirsi dei dolori lo portò a ricoverarsi nuovamente all’ospedale di Dolo. Consapevole delle sue condizioni, giovedì scorso ha chiesto al primario di ritornare nella sua canonica. Mercoledì sera aveva ricevuto l’unzione degli infermi amministrata dal suo cooperatore don Mario Gamba.
In questi giorni, sempre cosciente, ha ricevuto il conforto delle visite di molti preti e del vescovo.
Sabato sera si è addormentato e al mattino il cuore ha cessato di battere.

Don Girolamo (Gimo) Maino era nato a Lugo di Vicenza il 20 gennaio 1946, in una famiglia con nove figli. Di questi erano vivi ancora sette ed era consuetudine che i fratelli e le sorelle si ritrovassero insieme con i figli e i nipoti: una famiglia di centoventi persone. Ed è anche questo contesto familiare che rende ragione della sua indole serena e socievole.
Il giovane Maino ha vissuto il seminario nell’epoca del passaggio dal pre al post-concilio, assimilando negli studi teologici il respiro del Vaticano II, condividendo le aspirazioni al rinnovamento con la sua vivace classe di condiscepoli.
Ordinato prete nel 1970, ha trascorso il primo anno insieme ai suoi compagni compiendo un’esperienza nuova: alcuni giorni in convitto alla Sacra Famiglia e i fine settimana nella parrocchia, per lui quella di Cassola.
Nel 1971 divenne cooperatore a Casale di Scodosia, nel 1974 passò a Legnaro dove rimase per nove anni, lasciando un’impronta viva ancor oggi tra i giovani e gli adulti.
Nel 1983 fu nominato parroco in Valbrenta, a San Nazario.
Nel 1990 passò come arciprete a Sant’Angelo di Piove: fu una successione non facile a don Giuseppe De Zuanni, che aveva guidato la parrocchia per tutta la vita. Don Maino si inserì nel solco della tradizione con la sua delicatezza e fece camminare la comunità sul rinnovamento del concilio. Fu il pastore che seppe tessere rapporti con tutti, promuovere collaborazione. Frutto di questa collaborazione furono anche alcune opere: il rinnovamento del patronato, il restauro della chiesa, l’acquisto di una casa in montagna.
Dopo quindici anni, nel 2005, il vescovo chiese a don Gimo di assumere la responsabilità della comunità numerosa e impegnativa di Fossò. Ed egli si impegnò a ripartire, con la sua sapienza pastorale, mite ma sicura. Un momento significativo è stata la celebrazione del 50° di inaugurazione della nuova chiesa, che fece memoria, attraverso una mostra fotografica, dell’opera dei suoi predecessori: don Mario Pinton, don Giancarlo Broetto, don Piero Casello. Particolarmente impegnativo è stato il funerale del giovane missionario laico Massimo Barbiero della comunità di don Benzi, morto in Venezuela.
Ha concluso i suoi cinque anni a Fossò con la testimonianza di come si muore da cristiani e da preti. «Anche i sacerdoti si ammalano»: così don Maino aveva informato la comunità del suo ricovero in ospedale: «Anch’io mi sono ammalato in un giorno importante per la nostra comunità: la festa del santo patrono, Bartolomeo».
Pensiamo che abbia vissuto negli ultimi giorni i sentimenti che aveva espresso nel breve testamento spirituale scritto l’11 novembre 1998. «Desidero ringraziare il Signore per tutti i doni che mi ha dato in questa vita, in particolare per avermi chiamato al sacerdozio. Ringrazio tutte le persone che mi hanno voluto bene e mi hanno aiutato in questi anni e le comunità parrocchiali dove ho svolto il mio ministero pastorale. Auguro a tutti che vivano concordi nella preghiera, nell’ascolto della parola di Dio, nella celebrazione dell’eucaristia e nella testimonianza della carità. Che sappiano costruire una comunità viva di discepoli del Signore Gesù. A tutti il mio affettuoso saluto e l’arrivederci in cielo».
La celebrazione eucaristica di ringraziamento, di suffragio e di commiato è stata celebrata mercoledì 27 nella chiesa arcipretale di Fossò, presieduta dal vescovo mons. Mattiazzo.
La salma è stata sepolta nel cimitero del suo paese natale Lugo.

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don Gimo incensa la raffigurazione del sepolcro nel "presepio di Pasqua" 2010 a Fossò 
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ultimo aggiornamento, 26 settembre 2011